Il blog dei commercianti e dei piccoli imprenditori di Via della Pace a Brescia

venerdì 6 dicembre 2013

Davvero è cambiata l'aria?


 

 

Davvero è cambiata l’aria?

“Iscrivetevi al Consorzio Brescia centro” questo l’invito più volte pronunciato dall’assessore al commercio della giunta Paroli ad ogni proposta di “Passaggio in via Pace. “

Ho sempre pensato che se vivessi in una socialdemocrazia nordica, parole di questo contenuto non ne avrei mai udite, anzi, l’amministratore avrebbe, con queste indicazioni, messo a repentaglio la sua stessa carica pubblica e pagato dure conseguenze.

In Italia è un’altra storia, non ci si accorge, non ci si indigna, non ci si scandalizza di fronte ad un intreccio poco chiaro, poco democratico tra interessi pubblici e privati, tra ruoli istituzionali e promozioni atipiche di attività private.

E’ cambiata l’aria!  E’ cambiata l’amministrazione ma la solfa è la stessa. Un’associazione privata rappresentante di una minoranza delle imprese commerciali cittadine, detta le regole del gioco, impone stili, crea  eventi, monopolizza attenzioni, ottiene pubblico denaro e pubblico supporto.

Caro Sindaco, a quando un tavolo, come prevede il progetto Duc, nato per valorizzare le attività dei centri storici, dove associazioni private e singoli commercianti, con pari dignità di rappresentanza possano discutere di un piano commercio elaborato dal Comune per tutti e non viceversa. E’ così difficile?

Continuerò a scrivere, consapevole di interpretare il malcontento diffuso, per ora silenzioso, di chi ogni giorno con fatica tiene aperta la propria attività senza essere adeguatamente riconosciuto solo perché non iscritto al Consorzio.

Dove vogliamo arrivare?

Anch’io mi auguro una città più bella ma soprattutto più giusta e democratica dove le buone idee possano contare senza pregiudizi.

Annamaria Beretta titolare di Rosantico in via Pace 13 a Brescia

sabato 23 novembre 2013

Commercio in crisi!


Commercio in crisi!
Il commercio è il settore che più di ogni altro sta pagando il costo di una crisi durissima, i piccoli negozi chiudono, ogni giorno una saracinesca si abbassa e un luogo abitato, illuminato, di scambio, di relazione,  diventa silenzioso, pericoloso, spento, senza vita.

Nessuno sembra prendere atto di questa moria quotidiana, nessun amministratore pubblico si vede per strada, neppure quelli eletti all’opposizione, eppure l’emergenza richiederebbe una seria e approfondita analisi e soluzioni appropriate a cominciare da qualche  piccolo incentivo come la riduzione della tassa dei rifiuti, vista la situazione o la possibilità di abbassare gli affitti riconoscendo ai proprietari disponibili degli sgravi fiscali.

 Sono tante le azioni positive che un Comune attento potrebbe intraprendere,  cominciando dall’ascolto di chi ogni giorno lavora in condizioni difficili, uscendo dagli schemi  rituali di sempre, per cui sono solo  le organizzazioni con i loro iscritti a detenere l’egemonia del commercio, usufruendo ingiustamente di risorse, di ascolto privilegiato, di attenzioni particolari, di supporti mediatici.

Il Comune ha il dovere di trattare tutti allo stesso modo, sia chi è iscritto alle associazioni e chi no,   ha il dovere di  promuovere la città con le sue attività, tutte, non può privilegiare questo o quello, ma si deve dotare di  un  suo progetto  applicabile senza alcuna differenza a tutti i commercianti. Ogni commerciante della città deve essere informato dall’ufficio competente di iniziative che lo riguardano, e ogni commerciante del centro o della periferia ha diritto nello stesso modo ad iniziative che lo sostengono e lo promuovono.

Il denaro pubblico non può essere usato in modo scorretto, principio basilare delle democrazie rappresentative che  devono assolvere  all’idea  di eguaglianza tra i cittadini   con trasparenza e professionalità.

Chiedo troppo?

Annamaria Beretta

Titolare di Rosantico in via Pace 13 a Brescia

 

sabato 26 ottobre 2013

Serve coraggio per cambiare. Aria!



 

Serve coraggio per cambiare.                                                            
Gestire la cosa pubblica significa occuparsi della vita dei cittadini in maniera trasparente e corretta, con un  unico obiettivo: il bene comune,  superando il concetto di tessere, di appartenenze partitiche, di amicizie solidali che poi altro non sono che ignobili mezzi di voto di scambio.

Purtroppo non è così, lo si vede ogni giorno, in ogni settore, la politica procede per interessi di parte, si afferma attraverso contrapposizioni e intolleranza,  lontano dai veri bisogni delle persone che ogni giorno vivono un disagio  legato alla disorganizzazione, inefficienza, mancanza di progettualità, ignoranza delle cose, autoreferenzialità, chiusura.

E’ difficile lavorare in questa situazione, ci si sente abbandonati a sé stessi, mentre l’appartenenza ad una società civile ben governata significa altro, il cittadino è sovrano ed ogni problematicità ha la sua soluzione elaborata con il contributo di tutti i protagonisti, dentro uno schema preorganizzato, predisposto per tutti e per ognuno senza differenza alcuna, di luogo, di status, di appartenenza politica.

Il settore commercio, è da tanto che lo scrivo, vive un momento drammatico, è la prima linea della contrazione dei consumi, e richiede  un’attenzione particolare  fatta  di azioni positive di sostegno, lontane dalla ritualità e dagli schemi finora adottati.

Rimane pochissimo tempo per mettere in cantiere soluzioni  che possano dare la sveglia ad un settore in difficoltà ma necessario alla vita della città,  non serve denaro, ci vogliono idee, parole nuove, messaggi precisi che facciano comprendere a tutti  l’importanza di un piccolo negozio aperto, luce nella città, accoglienza, presidio, diversificazione merceologica, sostegno al Made in Italy.  

Serve un’analisi della realtà, una sintesi ed un progetto semplice, applicabile a tutta la città, un  format operativo con un unico metodo che esclude l’utilizzo del pubblico denaro, capace di mettere in relazione attività e residenti e di promuovere insieme ai negozi la bellezza diffusa.

E’ così semplice, perché non provarci? Spiace vedere ogni giorno saracinesche che si abbassano, vetrine che si spengono, bancarelle che occupano per tempi brevi e  senza alcun dialogo o accordo preventivo lo spazio antistante i negozi contendendosi gli stessi consumatori, vie che celebrano eventi, alcune con pubblico denaro e pomposo sostegno ,  altre senza,  iniziative costose di dubbio gusto pensate a tavolino che utilizzano i soldi di tutti a favore di pochi, mercati all’aperto arbitrariamente a rischio chiusura. E potrei continuare. Serve coraggio e la consapevolezza che le cose possono e devono cambiare, con il contributo di tutti, con una visione allargata e non parziale. Serve un piano commerciale per tutti, senza differenze, senza privilegi.

Annamaria Beretta

Rosantico via Pace 13 a Brescia

 

lunedì 7 ottobre 2013

E' stato meraviglioso!



E’ stato un grande successo!
Passaggio in via Pace sabato 5 ottobre 2013.
La via del gong è cammino di Pace.

 
Il primo regalo ci è arrivato dal cielo, nonostante le previsioni e la pioggia intensa del mattino che ha fatto da compagna di viaggio ai maestri Gong , neppure una goccia ha rallentato il concerto, meraviglioso, fatto di suoni, vibrazioni potenti  che hanno attraversato e risvegliato le pietre, restituendo una giusta dimensione alla bellezza infinita di questa via Pace.

Esclamazioni di stupore e meraviglia si sono sentite sulla scenografica scala che porta al salone della musica di palazzo Fenaroli, un luogo interamente affrescato con soffitto a cupola, fatto per contenere e diffondere con armonia i suoni.

I canti commoventi del coro, la voce dell’organo, il tocco delicato di un violino e altri strumenti che forse non ho sentito, i movimenti di danza, le parole forti di un discorso  recitato sull’incontro e lo sguardo. Sicuramente mi sono persa tanti aspetti di questa giornata, occupata com’ero a rispondere alle tante domande, avrei voluto percorrere in silenzio la via, come si fa dentro un bosco, luogo sacro della natura, dove tutto si muove senza una guida apparente, a volte qualcuno ha una voce più alta,  altre volte i toni più bassi  lasciano spazio   al fruscio delle foglie. Nulla di statico, fuori posto, tutto in movimento,  in divenire, come è giusto che sia.

I bimbi come tanti folletti hanno lasciato sui marciapiedi la loro visione colorata del mondo.

Voglio ricordare l’emozione di qualcosa di vivo che ha alimentato la via forse uno spirito nuovo, si è capito che il difficile è possibile, un progetto costruito sulla disponibilità di tempo, di idee, di doni uno per l’altro,  di sostegno organizzativo da parte del Comune, nella persona di Marco Fenaroli, paziente nel risolvere i mille problemi: la conferenza stampa, i giornalisti, il parcheggio, la fontana del Bagnadore.

Ora si deve continuare, le attività sono parte attiva ed irrinunciabile della città, possono con un minimo impegno trasformarsi in luoghi di promozione e partecipazione alla bellezza  e conoscenza del territorio.

Lavoriamo su questo tutti insieme, al di là delle differenze. Io ci sono!

Grazie di cuore a tutti!

Annamaria

 

domenica 29 settembre 2013

PROGRAMMA! sabato 5 ottobre 2013

e ora il programma ! Sabato 5 ottobre 2013

Sabato 5 ottobre 2013
Passaggio in via Pace
La via del gong è cammino di PACE
E’ la natura l’immagine evocata da un suono di gong, nella sua magnificenza: la profondità degli oceani, l’infinito del cielo, l’origine della terra, frequenze capaci di attraversare la pietra, illuminare la bellezza, promuovere e sostenere il lavoro con un messaggio fatto di nuove parole:
comunità, condivisione, relazione, sguardo.
Programma:
Ore 15 - l’acqua è  l’inizio del concerto di gong, ininterrotto fino alle 20 con frequenze più o meno alte.
0re 15.30  - concerto d’organo nella chiesa della Pace.
Ore 16 - laudi antiche francescane nella chiesa di S. Francesco.
Ore 16 -  coloriamo la strada – i bambini con i gessetti colorano il grigio asfalto.
Ore 16 - suoni musicali dalle finestre e dai portoni.
Ore 17 - un altro sguardo,  passi di danza, voci teatrali,  incontri contagiosi.
Ore 17.30 - coro le rocce roche nell’androne di palazzo Fenaroli.
Ore 18 - vespri cantati nella chiesa di san Francesco.
Ore 18.30 - messa nella chiesa della Pace e san Francesco.
Ore 19.15 - concerto finale di gong,  commiato dolce e ringraziamento alla città alla luce delle candele. Suggeriamo di partecipare con una candela accesa, nel segno della PACE.
Il salone della musica di Palazzo Fenaroli è aperto e i volontari del Touring Club saranno disponibili all’accoglienza.
Il 5 ottobre cade nella settimana della Pace, l’evento accade in via Pace, la via del Gong è cammino di pace e la presenza dei bambini è messaggio di pace.
Grazie per la vostra partecipazione.
Annamaria
P.S.: grazie a chi vuole aiutarci nella distribuzione di cartoline e locandine e anche a chi si impegnerà a fare qualcosa.

mercoledì 11 settembre 2013

Storia di un progetto. Sabato 5 ottobre 2013 - Bagno di gong -


 
Tutto è nato due anni fa, quando da San Francesco sono arrivata in via Pace, e mi sono detta: e ora che si fa? Bisogna pensare a qualcosa che metta in relazione l’un l’altro, che segni l’appartenenza ad una comunità,  e che dia visibilità ad una via,  vicina e allo stesso tempo lontana dal francobollo di centro. Gli eventi da sempre si svolgono lì, dove stanno i negozi blasonati,  ma oggi non fa differenza, la crisi inesorabile colpisce tutti, e le saracinesche si abbassano ogni giorno lasciando una scia di degrado e silenzio inospitale.

Due anni di iniziative, ormai la trafila la conosco a memoria, circoscrizione, permessi, chiusura al traffico, occupazione del suolo, rimozione delle auto, riunioni, partecipazioni al minimo, spesso ci siamo trovati io e Stefano, gli altri……non serve a niente, soldi sprecati, fatica inutile, parole al vento -  e i soldi spesi sono stati sempre veramente pochi, appena sufficienti a coprire le spese, diecimila cartoline, e il costo delle guide turistiche. Qualcuno quei venti euro me li ha dati con rabbia dicendomi – è l’ultima volta. - Spesso ho scelto il silenzio come risposta, consapevole che le parole rompono equilibri precari, mentre quella zona d’incertezza, di non partecipazione,  di diffidenza è tutta da riconquistare, con un lavoro certosino sul campo.

Condivido con i miei colleghi la difficile situazione economica, so cosa significa non arrivare a fine mese, bollette che scadono,  affitti impossibili da pagare, quando non entra nessuno, e i  negozi chiudono uno dopo l’altro, la sfida è grande.

E ora…….dopo tanta fatica, tanti ostacoli fatti di indifferenza, di ruoli istituzionali  malamente interpretati, di soldi pubblici riversati in modo scorretto su pochi,  di programmi costosissimi pensati a tavolino, è arrivata la svolta. Marco Fenaroli assessore di questa amministrazione ha accettato di incontrare i cittadini sul territorio, ascoltarli, promuoverne e sostenerne i progetti. Come? Stiamo lavorando insieme con semplicità.  

Sabato cinque ottobre sarà una giornata speciale con un sottofondo di musica arcaica, il suono dei gong, il respiro del Cielo e della Terra insieme,  accompagnata dall’organo in chiesa, note vibranti che nell’ottima acustica di via Pace rimbalzeranno tra le pietre e gli affreschi del salone della musica di palazzo Fenaroli aperto per l’occasione. Dalla vigile torre della Pallata alla bellezza essenziale della chiesa di san Francesco, un’esperienza di musica, di teatro, di storie speciali, di spiritualità,  regalata alla città e ai suoi abitanti.

 Inviteremo i bambini a colorare la strada, con tinte naturali, la prima pioggia d’autunno le porterà con sé senza lasciare traccia, il tema scelto: le ali,  aperte e leggere,  come le buone idee che al di là di tessere e poltrone sono in grado di raggiungere tutti.

Un progetto basato su pochi principi: costi al minimo, valorizzazione della bellezza della città e promozione delle sue attività, relazione con chi vi abita, condivisione con i luoghi sacri. 

E ora…..diffondiamo l’evento,  ci si vede nel pomeriggio di sabato cinque ottobre con molto di più, ancora in cantiere.

Ringrazio chi vorrà darci una mano.

Annamaria Beretta

Titolare di Rosantico in via Pace 13 a Brescia

 

 

 

 

 

mercoledì 4 settembre 2013

Sabato 5 ottobre 2013 Bagno di gong!



sabato 5 ottobre 2013 nel pomeriggio in Via Pace la voce armoniosa  dei Gong, con le loro infinite vibrazioni........

domenica 1 settembre 2013

Occuparsi dei negozi richiede mente e cuore non pubblico denaro.


Occuparsi dei negozi richiede mente e cuore non pubblico denaro.  

Sembra interessare ben poco che i negozi chiudano, le città si trasformano in luoghi deserti inospitali, bui e degradati, avanti di questo passo raggiungiamo senza accorgerci il punto di non ritorno. Nel settore commercio un numero infinito di addetti ha perso il lavoro, come se una grande azienda avesse chiuso i battenti, nell’indifferenza e silenzio generale.    Chi amministra non muove un dito, non esce per strada, non si informa, non vede le mille difficoltà di un settore che langue ma che è necessario alla vita della città.
Non c’ è solidarietà, è vero,  tra chi da sempre è abituato ad arrangiarsi e ad aggiustarsi i conti senza chiedere nulla, vessato da mille incombenze ma ora è arrivato il momento per cui qualcuno se ne deve occupare, non c’è più tempo da perdere.
Come? Cambiando strategia con i piccoli eventi, non costosi, non gestiti a tavolino da chi di commercio non sa nulla e propone dall’alto delle sue laute parcelle idee che lasciano il tempo che trovano. Non se ne può più, dei soldi pubblici gestiti in questa maniera, dati a persone  che per mesi se ne stanno  in vacanza vantandosene pubblicamente,  lontane anni luce  dalla realtà di fatica, di impegno  di chi in un negozio di questi tempi ci lavora e deve pagare affitto e quant’ altro.  
Li ascolto i commercianti ogni giorno, condivido con loro molte problematiche mi identifico in chi racconta di non poter pagare bollette, di non farcela più, e questi disagi non possono essere colti da chi si colloca molto lontano, da chi nelle organizzazioni ha una poltrona sicura, da chi per chi sa quali storie e meriti  si inventa un progetto pagato con i soldi di tutti.
Ci vogliono parole nuove:
- il negozio sotto casa è un bene prezioso illumina la città è in stretta relazione con la sua bellezza e con i suoi abitanti ed  occuparsene richiede mente e cuore non pubblico denaro.    
Annamaria Beretta titolare di Rosantico in via pace 13 a Brescia

sabato 10 agosto 2013

Democrazia partecipativa


Tutto cambia, lo vediamo ogni giorno, cambiano gli stili di vita, il modo di comunicare, persino il tempo ha variato il ritmo delle stagioni, solo la politica è immobile, la ritualità è quella di sempre, decisioni prese nel chiuso delle stanze, senza consultare i cittadini interessati. Chi è eletto si arroga il diritto patriarcale di fare il meglio per gli altri, si sente investito, come il cavaliere di un ordine medioevale, di una missione molto speciale, un voto è considerato una delega in bianco, e la voce dei cittadini non è neppure presa in considerazione.

La democrazia partecipativa richiede altri stili, una continua condivisione e partecipazione alle scelte, l’eletto è il portavoce temporaneo che rende un servizio alla comunità, a differenza di chi nella Politica mette radici e da servizio lo trasforma in mestiere, dannoso. Purtroppo la Politica è invasa da questi individui, capaci di occupare il potere e trarne guadagno, facendo credere di agire per il bene comune.

Si è deciso di chiudere al traffico zone del centro storico, decisione in sé né giusta o sbagliata, tutte le belle città del mondo hanno una zona pedonalizzata ma è il metodo che non va bene. Ogni decisione va presa sentendo la voce di tutti,  critiche e suggerimenti compresi.

Che in città ci sia una segnaletica poco comprensibile, è sotto gli occhi di tutti, non sono chiari  i tempi di accesso, le modalità e i luoghi dei parcheggi, non è sufficientemente divulgato  l’utilizzo dei mezzi pubblici, semplici informazioni logistiche  da dare a  chi in città ci lavora, ci vive o ci viene per ragioni economiche o turistiche.

E se qualcuno, a ragione,  su questi temi,  scrive all’amministrazione  e non ottiene risposta, denota quanto siamo lontani dalla consapevolezza che, nelle democrazie,  il cittadino è il vero sovrano e non chi governa. 

Annamaria Beretta

Titolare di Rosantico

giovedì 8 agosto 2013

Bellezza della città, negozi, attività, cibo e vino del territorio!


 
Continuo a scriverlo, si esce da questa crisi con un cambio di passo, nulla è e sarà più come prima, ciò che è stato fatto finora ha fatto il suo tempo, dobbiamo uscire dalla logica che  qualcuno a tavolino pensi ai progetti rivolti a pochi e pagati da tutti. Vorrei che in campo entrassero nuove idee, non costose, punti di vista diversi capaci di portare davvero aria nuova, altrimenti sono sempre e solo parole.  Sinergie semplici, obiettivi comuni, capacità di fare squadra, questo è tutto ciò che serve. .

Un assessore al commercio ha il dovere di pensare a tutta la città, non a un francobollo di centro o a segmenti di centro,  dove si giocano gli eventi o gli interventi ma l’intera  città dev’essere coinvolta, in un unico progetto fatto in tempi diversi, con  un unico metodo, quello di  dare voce ai protagonisti,  incontrandoli ed ascoltandoli,  e non a chi,  pagato,  si vuole  occupare di loro. Le problematiche sono uguali e tutti hanno diritto alle stesse attenzioni. Questo è un principio finora mai applicato. Vogliamo cambiare aria?

Leggo che i turisti in visita si lamentano degli orari dei negozi, bene, questa critica fornisce uno spunto per trasformare ogni negozio in luogo di promozione della città, è così difficile? Un minimo di organizzazione, qualche volantino ben fatto, con la storia dei luoghi, delle chiese,  dei monumenti, dei prodotti,  potrebbe essere l’inizio di un dialogo anche con il residente, invogliato a entrare per la richiesta di informazioni  di cultura, di storia, di aneddoti. Nell’omologazione di oggi, ogni diversità è preziosa, va promossa e sostenuta.

Bisogna agire con tempestività, domani potrebbe essere già troppo tardi, e mettere in campo azioni coordinate, per tutti,  partendo dalla realtà, Brescia è bellissima non manca nulla, dotata pure di un titolo Unesco,  questa è già una prima proposta, da valorizzare, il passo successivo, accanto alla bellezza promuoviamo le attività e con loro, i cibi e i vini del territorio. Non è difficile, non serve un’agenzia ma solo la voglia di crederci,  un po’ di democrazia partecipativa  e buona volontà. Risparmiamo il denaro, facciamo circolare le  buone idee.

Annamaria Beretta

Titolare di Rosantico

lunedì 29 luglio 2013

Boom di nuovi negozi: ma siamo sicuri che è una buona notizia?



Il giornalista Dario Di Vico ha pubblicato recentemente un articolo sul suo blog personale legato al Corriere della Sera - http://nuvola.corriere.it/2013/07/29/commercio-in-2-mesi-7mila-nuovi-esercizi-il-caso-di-asti/ - nel quale apparentemente sembra che emergano dei dati positivi per l'imprenditoria in Italia. Già il titolo dell'articolo promette bene: "Commercio. In due mesi 7000 nuovi esercizi". In pratica, secondo le statistiche, nel periodo di fine primavera (maggio-giugno), uno dei momenti più difficili dell'economia nostrana da diversi anni a questa parte, vi sarebbe stato un boom di nuovi negozi aperti. Ma dietro a ciò si nasconde una cosa inquietante. 

I nuovi esercizi, non sono il frutto della fiducia dei neo-imprenditori, ma semplicemente una sorta di "rifugio in corner", per usare un gergo calcistico, di chi non riesce a trovare un lavoro degno di questo nome. E quindi i nuovi imprenditori sono: a) i giovani, una delle categorie con il più alto numero di disoccupati nel paese; b) i cinquantenni che hanno perso il posto di lavoro e che quindi faticano a trovarne un altro; c) gli immigrati, spesso imprenditori non per motivi prettamente economici, ma spesso "finti" commercianti, o quantomeno commercianti sulla carta, per poter rinnovare il permesso di soggiorno o comunque promuovere assunzioni di compaesani, un giro questo che di legale e etico ha ben poco. Insomma, la nuova imprenditoria è più mossa da necessità di vario tipo, che non da un vero intento legato al mondo del business. 

Queste attività poi, normalmente hanno vita breve, il tempo di far passare qualche mese, rimanere indietro con l'affitto del negozio e con le altre spese, e poi spariscono nel nulla. Basta guardarci intorno e vediamo come ormai la vita media di un piccolo negozio, anche nel centro di Brescia, non arrivi nemmeno ad anno. 

Non tutto è oro quello che luccica. Da un lato l'aumento delle attività imprenditoriali sembrerebbe positivo; ma un'analisi più approfondita del fenomeno ci porta a trarre delle conclusioni non molto ottimistiche sul mondo dell'imprenditoria. 


Ali Reza Jalali - Persian Art Tappeti Persiani 

domenica 28 luglio 2013

Passaggio in Via Pace : Un perfetto gioco di squadra!

Passaggio in Via Pace : Un perfetto gioco di squadra!: E’ evidente che a Brescia c’è un problema commercio molto grave, basta andare in giro per la città e rendersi conto della tristezza d...

Un perfetto gioco di squadra!



E’ evidente che a Brescia c’è un problema commercio molto grave, basta andare in giro per la città e rendersi conto della tristezza delle tante vetrine ormai inesorabilmente chiuse, e dei negozi vuoti.
Avanti di questo passo, superiamo quella soglia irreversibile dove qualsiasi provvedimento preso sarà ormai inutile e senza senso.
Che fare?
Credo che la prima cosa sia di dare voce il più possibile ai diretti interessati, non solo alle organizzazioni, che sono strutture autoreferenziali, ma ai singoli cittadini che esercitano un lavoro in una condizione di  emergenza. Non ci sono clienti, non c’è una politica adeguata di sostegno.  E i negozi sono importanti, credo di averlo scritto ormai mille volte, sono la ricchezza della città, sono presidio, accoglienza, sono la varietà di produzione del made in Italy, sono l’espressione in prima linea delle piccole aziende italiane.
La chiusura dei negozi significa chiusura delle imprese di produzione, esempio:  quella vite così perfetta prodotta da una piccola azienda italiana, una volta chiusa la ferramenta, non esiste più e saremo costretti ad andare in un grosso centro fai da te a comprare un prodotto imperfetto cinese. E’ questo che vogliamo noi italiani?
Chiedo a coloro che nella politica si occupano o si occuperanno del settore commercio di uscire dal palazzo, perché questo è doverosamente il loro compito, e sentire i tanti problemi, solo così si può trovare una soluzione per tutti. Purtroppo in politica entrano sempre persone che con il lavoro autonomo poco hanno a che fare e i risultati si vedono.
Non c’è più spazio per iniziative datate, costose,  ma solo per  un progetto capace di mettere in relazione residenti e commercianti, uniti  nella valorizzazione  della bellezza della città, che ne ha tanta, da mostrare a quei turisti vicini e lontani affamati di un valore che solo l’Italia possiede e Brescia è uno scrigno. Una città meravigliosa, in un territorio diversificato pieno di risorse naturali ed  enogastronomiche da lasciare tutti senza parole. Vogliamo valorizzarle.
Ci vogliono parole semplici e nuove, condivise e trasparenti, per un progetto che non ha costi, investe tutta la città, nessuno escluso,  e rimette in moto un motore ingrippato. Un minimo di organizzazione, ma nulla calato dall’alto e deciso a tavolino, con costi,  stili e metodi non più applicabili, ci vuole  solo un perfetto gioco di squadra.  Risparmiamo denaro e facciamo circolare le buone idee…..serve qualcuno che le vuole raccogliere.  Chi si fa avanti?

Annamaria Beretta
Titolare di Rosantico

domenica 21 luglio 2013

Lombardia: imprese, Brescia seconda solo a Milano

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La situazione economica lombarda continua a presentare delle criticità, anche se non mancano i segnali positivi.
Nonostante la crisi il sistema imprenditoriale registra un tasso di crescita del +0,6% (il doppio del dato nazionale +0,3%) per un totale di quasi 822 mila imprese attive, di cui un quinto con titolari donne e circa il 10 % con un titolare (o un controllo) straniero. Tuttavia le nuove iscritte sono calate, in un anno del 2,3%, mentre le cessate si sono ampliate quasi del 9%.

Dopo Milano (284.915 imprese), la provincia lombarda più imprenditoriale è Brescia con 110.643 imprese, seguita da Bergamo (86.547), Monza e Brianza (64.432), Varese (63.903) e Como (45.149).
Diminuiscono i fatturati delle imprese lombarde, ma regge la domanda estera (+0,4% gli ordini, +3,3% il fatturato del manifatturiero). E se le previsioni per quest’anno rimangono negative, il biennio 2014-15 riporterà la Lombardia ai valori pre-crisi con una crescita del +1,1% nel 2014, superiore al dato italiano (+0,7%), ed in linea con quello europeo (+1,1%).

Il sistema economico lombardo tiene soprattutto grazie alla sua vocazione internazionale: nel 2012 le esportazioni lombarde sono cresciute del 3,7% con 4 province lombarde tra le prime dieci esportatrici in Italia (Milano, Brescia, Bergamo e Varese). Bene anche la capacità delle imprese lombarde di proiettarsi verso l’estero: a livello europeo nel 2012 la Lombardia si posiziona al nono posto tra tutte le regioni europee per IDE in uscita.
Crescono le imprese della green-economy (+44% in quattro anni), del welfare e dei servizi alla persona ( tasso di crescita del 0,7% nel 2012). Decisamente più difficile la situazione del mercato del lavoro: cresce il tasso di disoccupazione (7,6%, +1,8 punti percentuali in un anno) ma rimangono stabili gli occupati grazie al lavoro femminile (+2%).

giovedì 18 luglio 2013

Cna, 6 proposte per una conversione "green" dell'economia italiana


Un cambio di sistema e una nuova politica industriale sono state chieste a gran voce dalla Cna. La Confederazione degli artigiani ha stilato 6 proposte per rendere l'economia italiana veramente 2green":
1) "Una riforma fiscale green"- la Cna chiede di far pagare di più a chi inquina, non dunque una diminuzione delle tasse, ma un semplice spostamento delle aliquote a gettito invariato. Una proposta simile è già stata proposta nell'ambito dei rifiuti anche da Legambiente che ha lanciato una petizione popolare per modificare la Tares chiedendo di far pagare meno a imprese e famiglie che producono meno rifiuti.
2) "Investimenti per infrastrutturare il Paese"- il riferimento è sia a infrastrutture materiale che immateriali;
3) "Abolizione del SISTRI"- la Cna sottolinea che il sistema per la tracciabilità dei rifiuti è costato alle imprese 400 milioni  di euro e lo definisce "truffaldino, falso e inefficace";
4) "Semplificazione- Think Small First"- la richiesta è quella di leggi più semplici per allentare il cappio della burocrazia sulle imprese;
5) "Politiche di vantaggio e di revisione del sistema di incentivazione"- per la Cna gli incentivi per la produzione green son fondamentali, tanto che tra le misure più urgenti si sottolinea proprio la necessità di stabilizzare la detrazione fiscale del 65% e di creare nuovi incentivi per il fotovoltaico, favorendo in particolar modo i piccoli impianti adatti alle famiglie e alle imprese;
6) "Una nuova rappresentanza e un polo ambientale per le imprese green"- la Cna ritiene necessaria la creazione di una confederazione delle imprese verdi e si dice pronta a guidare questa nuova federazione.
La confederazione ha rilasciato anche alcuni numeri che testimoniano gli effetti benefici della green economy: dai 5,6 milioni di posti di lavoro in Europa attualmente connessi all'economia verde ai vantaggi che hanno le aziende che investono in innovazione, ad esempio nel 2011 il 37% delle imprese che realizzano eco-investimenti ha esportato contro il 22% di quelle non green.
Tutti questi concetti sono stati espressi, in modo più dettagliato, anche da Tommaso Campanile, Responsabile Dipartimento Ambiente e Competitività, che nella sua relazione ha affrontato le tematiche relative allo sviluppo di un'economia green, ai posti di lavoro già oggi legati a questo settore e alle iniziative, soprattutto in ambito politico, che a suo avviso dovrebbero essere attuate.
Campanile ha ricordato inoltre gli impegni sul clima e l'energia imposti dall'Unione Europea fissati nel famoso pacchetto 20-20-20, ma ricordando anche che, guardando oltre il 2020, è sempre più probabile la creazione di una nuova Roadmap al 2050 che porti gli Stati membri a investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili per tagliare le emissioni di gas dell'80-95% al 2050.
Per questo motivo nella sua relazione Campanile ritiene necessario un nuovo modello di sviluppo: "I ritardi accumulati- si legge nella relazione- devono essere superati con decisioni che possano orientare sicuramente la vita delle famiglie, gli stili di vita, i consumi, la produzione di beni e servizi pur in un'economia di mercato che garantisca concorrenza e scambi commerciali."


Read more: http://it.ibtimes.com/articles/52913/20130716/cna-green-economy.htm#ixzz2ZPZRIiMY

sabato 13 luglio 2013

Il lavoro! la nostra passione



Come ha raccontato Stefano nella sua bellissima storia anch’io condivido con lui l’assidua frequentazione per lavoro della Francia.
Un territorio bellissimo, nulla da dire,  una varietà di paesaggi, dalle dolci colline della Provenza all’ambiente aspro e selvaggio della Camargue, dal mare Mediterraneo all’oceano Atlantico, un sud dai colori accesi  accanto al nord dai cieli grigi spazzati dal vento, campi di girasoli e lavanda abitati dal canto infinito delle cicale, e spiagge nordiche riscaldate da un sole un po’ malaticcio.
Ciò che mi ha sempre colpito è la capacità di fare squadra dei francesi, di esaltare territorio e prodotti, idee e imprese,  ognuno accanto all’altro  e per l’altro. E’ una storia che dobbiamo imparare anche noi, perché nulla sarà più come prima, e l’unica possibilità che abbiamo per uscire da questo pantano, fatto soprattutto di cattiva politica, è unirci l’un l’altro, in difesa del nostro lavoro, delle nostre aziende, e dei nostri prodotti.
Scrive Paul Boucuse, il famoso chef francese, se gli italiani fossero consapevoli della ricchezza e  varietà delle loro materie prime la Francia perderebbe immediatamente il primato della cucina più raffinata del mondo.
Forza dunque,  cosa ci manca, abbiamo una ricchezza creativa che il mondo ci invidia, siamo impregnati di quella bellezza che da sempre fa da sfondo alla nostra esistenza, e che abbiamo trasferito in ogni prodotto, è questo surplus irripetibile che altrove si coglie e che diventa la nostra arma vincente.
Siamo ancora in tempo per riprenderci in mano il timone, dobbiamo essere uniti e fare sentire la nostra voce, quella delle piccole imprese, quella che più di altre è stata zittita in questi decenni a favore di chi con minori ragioni e disonesti obiettivi  ha occupato la scena. Dobbiamo farlo in prima persona, non possiamo più delegare a nessuno il compito di rappresentarci,  perché ciò che è successo lo vediamo ogni giorno, nelle aziende che chiudono,  in chi perde il proprio lavoro, nei negozi che più non riaprono, nella difficoltà economica che attraversa l’intero Paese. Non dobbiamo più essere  i senza voce, ma quella  voce, piena di rabbia e di speranza insieme  che ci permette di cambiare finalmente le regole e di mettere il valore LAVORO al primo posto, come dice la nostra bella Costituzione.
Leonardo da Vinci era cittadino italiano solo questo dovrebbe farci alzare la testa di fronte a chi  nella storia ha lasciato una traccia crudele e  indelebile; grazie a Dio, noi abbiamo riempito gli occhi di tutti con la bellezza,  di un Paese ricco di storia, di cultura, di genialità, è questo il concetto che dobbiamo urlare a  chi vuole imbrigliarci nei meccanismi della  finanza, incastrarci nel debito pubblico, distruggerci con imposizioni pesanti,  metterci l’uno contro l’altro,  forse non ha ancora capito chi siamo.  Siamo coloro che hanno ripreso la voce.
Annamaria Beretta titolare di Rosantico

mercoledì 10 luglio 2013

Le aziende del Nord sono ancora competitive

La buona notizia/ Le aziende del Nord sono ancora competitive

Nonostante l'aggressione fiscale di uno Stato incapace di riformarsi, i nostri imprenditori continuano a produrre eccellenze. Quelle che nel mercato mondiale conquistano il podio per qualità e export
competitiviL’Italia può ancora gonfiare il petto in giro per il mondo: in alcuni settori produttivi è la prima esportatrice a livello internazionale. E il Nord può esserne fiero perché la maggior parte dei primati è raggiunta grazie alle sue pmi. Lo scenario emerge dal rapporto I.T.A.L.I.A. – Geografie del nuovo made in Italy, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison. La ricerca dimostra che il Paese sa ancora sfoggiare eccellenze in grado di conquistare i mercati internazionali. I segnali incoraggianti non arrivano soltanto dalle “quattro A” (arredamento, abbigliamento, alimentazione, apparecchiature industriali) in cui storicamente il made in Italy è competitivo, ma anche da tutti quei comparti in cui il valore aggiunto rappresentato da qualità, innovazione e designrende più complicato l’accesso sul mercato dei Paesi emergenti come la Cina. Secondo l’analisi, che riporta dati del 2011, l’Italia vanta quasi mille prodotti (946 per l’esattezza) ai primi tre posti al mondo per saldo commerciale attivo con l’estero. Le “medaglie d’oro”, ovvero i manufatti per cui il nostro Paese detiene la prima posizione per surplus commerciale con l’estero, sono 235 e fruttano 63 miliardi di dollari.
Nella top ten delle medaglie d’oro si trovano nell’ordine: le calzature con suola esterna e tomaia in cuoio naturale (per cui l’Italia guadagna 2,7 miliardi), macchine e apparecchi per imballaggio (2,5 miliardi), piastrelle e lastre da rivestimento in ceramica verniciate o smaltate (2,5 miliardi), borse in pelle (2,2 miliardi), occhiali da sole (1,9 miliardi), pasta (1,8 miliardi), cuoio a pieno fiore conciato (1,8 miliardi), barche e panfili da diporto (1,6 miliardi), conduttori elettrici (1,4 miliardi), e parti di macchine per imballaggio e altri apparecchi (1,4 miliardi). Se andiamo a vedere quali sono i protagonisti di questi record incontriamo in quasi tutti i comparti soprattutto compagnie del Nord. La sola brillante eccezione, per i primi dieci prodotti, è la pasta, dove fanno la voce grossa anche le compagnie meridionali. Prendiamo la vetta: le calzature e gli stivali in pelle e cuoio. In questo tipo di produzione, i cinesi arrancano per criticità tecniche – lavorare suole in cuoio è un’operazione complicata – e di costo. I campioni della pelletteria italiana si trovano in Toscana, dove nel polo fiorentino del lusso si addensano reti di piccole imprese che lavorano conto terzi e servono le griffe più prestigiose. Per il design e la produzione di materie tessili per uomo e donna, altra punta di diamante del nostro manifatturiero, il fulcro delle attività diventa la Lombardia, in cui accade molto più di frequente che le imprese del comparto si coalizzino per organizzare iniziative comuni di promozione per i brand e i prodotti. Lo stesso rapporto indica come esempio di eccellenza il progetto “Milano Unica”, il salone italiano del tessile che, mettendo insieme quattro fiere (Ideabiella, Ideacomo, Moda In, Shirt Avenue) punta a sostenere il meglio della produzione nel settore. Passiamo all’altro fiore all’occhiello: le macchine per imballaggio. Anche in questo comparto la concorrenza dei Paesi asiatici riesce a concentrarsi solo nei prodotti a basso valore aggiunto ma non riesce a tenere il passo nelle produzioni più avanzate a livello tecnologico. Qui, è l’Emilia Romagna a detenere la leadership dal momento che molte delle principali aziende che si occupano di packaging sono insediate nel Bolognese (Sacmi, Gruppo Seragnoli, Ima, Tmc, Marchesini) o nel Piacentino (Scm Group).
competitivi_1Le medaglie d’oro brillano, ma anche quelle d’argento, ovvero le produzioni per cui l’Italia detiene ilsecondo posto nell’export, contribuiscono a salvare la nostra industria. Ne sono 390 in tutto e valgono un saldo commerciale di 74 miliardi. Anche in questo caso, i maggiori produttori sono le “multinazionali tascabili” sparse al di qua e al di là del Po. La seconda posizione più rilevante in termini di saldo commerciale con l’estero è quella nei vini e spumanti, che ci fa guadagnare 4,7 miliardi di dollari: siamo dietro soltanto ai “cugini” francesi. Subito dopo, il comparto dellarubinetteria e del valvolame, in cui l’Italia riesce a giocare un ruolo di primo piano grazie alle imprese medie e medio-grandi che trovano spazio in due distretti industriali determinanti per l’economia nostrana: quello bresciano di Lumezzane e quello piemontese del Lago d’Orta-Valsesia. Il caso esemplare fornito dal dossier, le Officine Rigamonti di Valduggia, nel Vercellese, è particolarmente significativo: l’azienda – si legge – «negli ultimi vent’anni ha vissuto una vera rivoluzione: prima le produzioni speciali, a maggiore valore aggiunto, valevano solo il 30% del suo fatturato, ora la quota è quasi triplicata». A dimostrazione che il coraggio di innovare è l’unica arma per tenere botta tra le spire della globalizzazione. Sempre nella produzione di rubinetti spicca il territorio di Novara, in cui si concentrano alcune dei big player del segmento, come Caleffi, Giacomini, Cimberio, Pettinaroli, Carlo Nobili Rubinetterie e Paini. Quest’ultima ha tra i suoi clientiIkea, segno che in molte realtà la capacità di adattare la produzione alle esigenze del mercato non viene meno neanche nei periodi di crisi. Tra le medaglie d’argento per saldo commerciale con l’estero ci sono anche le navi da crociera, dove si distingue la Liguria, il caffè torrefatto, per il quale ilFriuli Venezia Giulia mette in campo un’eccellenza come Illy, i mobili di legno per cucine, che si concentra in distretti tra cui Monza-Brianza e Pesaro-Urbino.
Non meno importanti sono le medaglie di bronzo: 321 prodotti per cui siamo sul terzo gradino del podio in termini di surplus commerciale e che ci fanno guadagnare 45 miliardi di dollari. L’Italia raggiunge questa piazza – afferma il rapporto – «nelle parti e accessori di trattori e autoveicoli per il trasporto di persone, nelle minuterie e oggetti di gioielleria, negli ingranaggi e ruote di frizione per macchine, nei prodotti di materie plastiche, nei divani e poltrone, nelle parti di macchine ed apparecchi meccanici, nei ponti con differenziale per autoveicoli, nelle costruzioni in ghisa, ferro e acciaio». La lista è lunghissima, e comprende molti altri beni. E per chi crede che alla tenuta di alcuni segmenti della manifattura non facciano da contraltare anche i servizi vale la pena ricordare che nel turismo, area in cui l’Italia ha perso quote di mercato nei confronti di altri competitor internazionali, il segmento dei viaggi enogastronomici fa passi da gigante ed è cresciuto anche nel 2012, con un balzo del 12% e un fatturato stimato tra i 3 e i 5 miliardi di euro. Eccelle, in questo ambito, il Piemonte, che è in testa alla classifica delle venti mete a maggiore vocazione enogastronomica del Paese. Prima di dire che l’Italia è senza futuro dovremo aspettare ancora un po’. Magari davanti a un bicchiere di vino.

Organizzazioni di categoria? No grazie!




Sono tantissime le organizzazioni di categoria eredi di quelle
corporazioni medioevali che hanno sostenuto e promosso in modo
eccellente  le arti, i mestieri, le professioni,  tradizione che  ha
reso grande e unica  l’Italia nel mondo.

Nonostante la proliferazione di sigle,  mai il lavoro autonomo ha
vissuto periodo più nero, chiude un’azienda al minuto, e quelle che
restano boccheggiano soffocate da un’imposizione fiscale che non
lascia scampo, stritolate dalla crisi peggiore degli ultimi anni.
Lavoratori autonomi additati dalla pubblica opinione come evasori
fiscali, schiacciati da ritmi di lavoro che per tutti gli altri
lavoratori sarebbero insostenibili, sprovvisti di  ammortizzatori
sociali, tanto da non permettersi il lusso di ammalarsi, titolari,
forse, di  pensioni esigue, da percepire molto in là negli anni,
nonostante i tanti contributi versati.

Nessuna capacità di risposta delle organizzazioni  a eventi gravi che
nella vita lavorativa di tutti possono accadere, nessun fondo di
solidarietà, nonostante il denaro si sprechi nei tanti convegni, nei
giornali patinati, pieni di parole che interessano pochi. Nessuna
analisi sui tanti suicidi che parlano di vite difficili, di conti che
vanno storti, di ordini che non arrivano, di lavoro che manca.  Storie
di  piccoli imprenditori che soccombono sotto il peso della crisi,
spesso per la vergogna che nulla è più come prima, e lavorare sodo non
basta più . Come soluzioni arrivano  risposte banali, mediocri,  un
numero verde dove parlare con un operatore quasi per finta, perché la
disperazione continua ogni giorno in questo Paese che non l’ha mai
conosciuta in questa forma inquietante. Siamo sempre stati una
comunità di persone, ognuno dentro una rete di mutuo soccorso, avevamo
di meno ma sapevamo condividere tanto. Avere un’organizzazione di
rappresentanza servirebbe a sottolineare anche questo valore, invece
le porte per chi ha bisogno si chiudono, a doppia mandata. Se prima il
lavoratore autonomo  era un senza voce nel dramma diventa  invisibile.

La cosa più grave è il loro  conflitto d’interessi che aleggia
pesante, e sul quale bisognerebbe indagare, da una parte impegnati a
parole, a rappresentare, promuovere e difendere il lavoro autonomo,
dall’altra a gestire la contabilità degli iscritti. Non può essere il
loro obiettivo la semplificazione se dalla complicazione di norme, di
registri,  di altro traggono guadagno.

Sono lo specchio di una cattiva politica che esclude invece di dare
voce che non risolve i problemi ma diventa il problema, che ha bisogno
di tessere per continuare ad esistere e poltrone dove siedono le
stesse persone da anni.

La soluzione è solo una:  dare voce  ai piccoli  lavoratori autonomi
nei luoghi della  Politica,  senza  intermediazione alcuna, facendo
circolare le buone  IDEE.

Annamaria Beretta titolare di Rosantico